clinicaestetica


Profile

CLINICA ESTETICA è un collettivo di giovani artisti che intendono misurarsi con i diversi linguaggi della contemporaneità con un approccio nuovo, affrancato dagli eccessi di intellettualismo e concettualismo, votato alla creatività nelle sue varie accezioni e soprattutto alle componenti ludiche ed espressive della soggettività. Coscienti che la sfida davanti a cui si trovano gli artisti è di natura antropologica oltre che artistica. La ridefinizione di un ruolo dell’arte e dell’artista, delle relazioni che questi intrattengono con la società e con la vita stessa. Presa coscienza della fine delle “grandi narrazioni”, delle ideologie storiche, della desuetudine delle principali forme di conoscenza e comunicazione a cui ci hanno abituato, di fronte all’artista, allo sperimentatore estetico e all’essere umano in genere si dispiega un momento storico e uno scenario di grande ricchezza vitale. Non subire il mutamento ma guidarlo, assecondando l’onda dell’evoluzione, focalizzando un paradigma di soluzioni creative nuove. Reinventando la sintassi delle relazioni, dei comportamenti e della creatività. Guardando come esempi ad alcune avanguardie artistiche (Dada in primis), sottoculture, a figure come il pioniere, il nomade, il surfer e lo scienziato sperimentatore. La psichedelia anni Sessanta affermava con forza “il diritto alla felicità dell’individuo”, a questo Clinica Estetica aggiunge che “non è mai troppo tardi per farsi un’infanzia felice” e per questo intende proporre un modello che fa della vita una sorta di party dell’evoluzione costante e permanente. Creatività come elemento imprescindibile dell’essere umano, soprattutto in una società tecnocratica come la nostra, pena la nevrosi. Clinica Estetica è un luogo di elaborazione oltre che un concetto, in cui si sperimentano tecnologie diverse, materiali e dove le diverse discipline confluiscono in un unico alveo secondo principi sinestetici. L’approccio alla creatività del collettivo segue alcuni principi: La scelta del lavoro collettivo risponde alla necessità della condivisione, della collaborazione, del convivio e dello scambio e riflette il concetto che non necessariamente l’opera riflette la personalità dell’autore. Il lavoro collettivo risponde anche alla volontà di valorizzare il processo rispetto al prodotto, perché è durante il processo, lo scorrere del tempo che avviene l’evoluzione dell’individuo, attraverso riflessioni, ripensamenti, correzioni ecc.. E’ in questo percorso che si sviluppa l’effetto devastante dell’atto creativo. Non si pongono limiti specifici e marcati tra opera d’arte e oggetto artigianale, progetto architettonico, disegno industriale, immagine filmica, video, fotografia, pittura, coreografia, scultura. Il progetto può già essere considerato opera. Non sempre l’opera è un manufatto soprattutto in relazione ai mezzi di riproduzione meccanica e digitale delle immagini. L’oggetto artistico non si pone come qualcosa di superiore o diverso rispetto alla vita comune, ma si dispone in una dinamica di orizzontalità rispetto alla quotidianità. Le tecniche espressive convivono in una dimensione sinergica; aggirando le categorie disciplinari, convivono le tecniche più avanzate con quelle della tradizione fino al recupero di tecniche desuete. Unico criterio la corrispondenza della tecnica – o delle tecniche – con la finalità espressiva perseguita, con la corrispondenza contenuto-forma. Valorizzazione e rispetto della soggettività dello spettatore-coautore, affrancamento dai criteri contemplativi passivi dei principali mezzi di comunicazione e di molte forme d’arte a beneficio di un coinvolgimento attivo e problematico del riguardante, che diviene deuteragonista e coautore, delineando una propria mappa percettiva e uno specifico percorso creativo. Lo sguardo come porta e specchio dello spirito, la creazione come cura e guida dello sguardo.